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“Lei ci stava”, le raccapriccianti accuse del gruppo di Palermo. Su Telegram in 10mila chiedono il video

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Lo stupro di Palermo, come ormai è conosciuto, è forse l’ennesima pagina buia della cronaca italiana, forse seconda solo al famoso quanto doloroso Massacro del Circeo degli anni ’70. La vicenda però non smette di indignare tutti noi e adesso si aggiungono le raccapriccianti dichiarazioni dei ragazzi che ascoltati dal giudice “chiedono scusa”, ma continuano comunque ad incolpare la vittima. Accuse infondate che tra l’altro vengono anche smentite dalle registrazioni e messaggi recuperati e dal video girato. “Ci ha chiesto lei di avere rapporti”, o ancora “lei era consenziente, era una che ci stava”, accuse vergognose cercando ancora di incolpare la vittima. Nel frattempo sono nati gruppi su Telegram dove più di 10 mila persone chiedono il video dello stupro e sono disposte a pagare.

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Questo ci stupisce? Sicuramente no, soprattutto dopo che una delle madri di uno dei ragazzi ha consigliato loro di dichiarare che la ragazza era una “poco di buono”. “Lo stupratore non è malato, ma figlio del patriarcato“, questo ciò che dicono vari movimenti femministi. Ed è proprio così e i genitori dei ragazzi lo dimostrano. Come sostiene la docente Giovanna Corrao, è evidente che “qualcosa è andato storto nel nostro progetto genitoriale ed educativo”. Nel frattempo sono nati gruppi su Telegram dove più di 10 mila persone chiedono il video dello stupro e sono disposte a pagare.
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Le dichiarazioni agghiaccianti dei ragazzi

Nello stuprare una giovane ragazza questi piccoli uomini si fanno grandi, così come nel filmare il tutto, ma poi piangono e chiedono scusa davanti a un giudice, come se fossero realmente pentiti di quello che hanno fatto. La cosa peggiore non sono le famiglie che sono pronte a difenderli e quasi a spalleggiarli, ma le accuse che loro continuano comunque a muovere verso la vittima, rendendo più che chiaro che non abbiano veramente capito nulla delle proprie azioni. Le lacrime di coccodrillo hanno mai convinto qualcuno?
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Piangere dimostra soltanto il fatto che siano coscienti di essere nei guai, ma non si prendono comunque la responsabilità degli atti compiuti. Il primo è Christian Maronia che dice “chiedo perdono alla ragazza, ma ci ha chiesto lei di avere rapporti era consenziente”, peccato però che venga subito sbugiardato dalle intercettazioni dove invece dice “lei non voleva e diceva no basta”. Diciamo che sicuramente Maronia non è il primo tra i furbi. Il ragazzo sapeva benissimo che la ragazza non voleva avere rapporti eppure continua asserendo che “non la conoscevo, era la prima volta che la vedevo, ma Angelo mi aveva detto che era una che ci stava”.

Fa quasi paura la lucidità con cui un ragazzino possa pronunciare parole simili mostrando un pentimento inesistente. Parla inoltre anche il medico che è accorso subito in aiuto della ragazza e dichiara “la paziente al mio arrivo era scioccata, disorientata. Riferiva dolore in una zona compatibile con una possibile violenza. Non voleva riferire il nome del ragazzo. Le lesioni riscontrate sono compatibili con quanto raccontato dalla ragazza”.
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Su Telegram 10mila persone disposte a pagare per il video dello stupro

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Come se non fosse già abbastanza, e come se fosse impossibile aggiungere il raccapricciante al raccapricciante, capiamo che invece in Italia è possibile. Su Telegram attualmente sono stati aperti decine di gruppi con più di 10mila iscritti che chiedono il video dello stupro e si dicono pronti a pagare. Se da un lato continuano le ricerche del video, dall’altro c’è chi nei gruppi scrive “Pago bene” ed è disposto a tutto per avere i video.

Dalle indagini ciò che è emerso è che gli indagati avrebbero filmato le violenze e poi condiviso tutto con amici prima di eliminarli. Chiunque condividerà il video che è ovviamente materiale illecito sarà ovviamente punito penalmente, poiché come sottolinea anche il Garante per la privacy, ci troviamo di fronte a “sanzioni anche per chi diffonderà dati personali della vittima rendendola identificabile”.
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A pubblicare alcuni di questi messaggi in chat è stata la Repubblica, si leggono domande del tipo “avete il video dello stupro?”, oppure c’è chi addirittura si offre di scambiare il video per altri filmati e foto di bambini in biancheria. Uno ribrezzo tale che è impossibile quasi da definire o descrivere, e che ci riporta con la memoria agli eventi di qualche anno fa dove su Telegram sono stati scoperti centinaia di gruppi di pedofili.

“La diffusione e condivisione del video costituiscono una violazione della normativa privacy”. Ciò che è stato fatto è come dire “la caccia è aperta, accomodatevi su Telegram per avere il video”. Umanamente parlando come è possibile che una persona voglia vedere il video di uno stupro e che sia anche disposta a pagare per questo? Tutto ciò rivela una malattia e piaga sociale sempre più dilagante e rimanere a guardare adesso dovrebbe essere un reato. Impossibile lasciare impuniti anche questi leoni da tastiera, che probabilmente sarebbero pronti a fare le stesse cose dei ragazzi di Palermo.