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“Mio fratello ha abusato di me alle elementari”, il cantante Ermal Meta condivide testimonianze di vittime. La polemica

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Lo stupro di gruppo avvenuto a Palermo ha scosso tutti nel profondo, partendo dal gesto in sé e arrivando ai messaggi che quei ragazzi si sono scambiati. Li chiamiamo ragazzi anche se ormai quando si parla di stupro di gruppo o altre violenze si sente usare molto il termine “branco”, che abbiamo usato noi anche in altri articoli. Ecco, possiamo affermare che è giusto identificarli come ragazzi, come umani, perché chiamarli branco sarebbe come offendere veramente un branco di lupi. Questo si lega a molti commenti che si possono leggere anche sul web, dove è giusto sottolineare che a portare avanti un’azione così inumana sono stati dei ragazzi dai 18 ai 22 anni. Moltissimi inoltre i personaggi dello spettacolo che hanno deciso di esporsi e uno tra questi è il cantante Ermal Meta. Dopo una storia dove ha definito effettivamente lo stupro come atto contro l’umanità, il cantante sui social ha cominciato a ricevere da parte delle proprie follower testimonianze di violenze subite in passato. Il cantante ha reso pubbliche alcune di queste, aggiungendo poi che i ragazzi di Palermo dovrebbero finire in carcere, ma “sotto 100 lupi in modo che capiate cos’è uno stupro”. Questo commento però è diventato fonte di polemica.
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Le parole di Ermal Meta sullo stupro di Palermo

Il cantante Ermal Meta dopo il raccapricciante avvenimento di qualche giorno fa ha deciso di lasciarsi andare ad un lungo sfogo. Ha deciso di usare il suo profilo social come strumento per diffondere il suo pensiero in merito “quando stupri una donna non le infliggi solo un danno fisico, che comunque resta immenso. Quando stupri una donna uccidi il suo futuro, la sua fiducia nel prossimo e nella vita e senza quella fiducia comprometti la sua capacità un domani persino di avere dei figli. Questo compromette l’umanità intera. Lo stupro è un crimine contro l’umanità. Qual è la pena proporzionale per una cosa del genere?”.
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Queste le sue parole condivise non solo da altri personaggi dello spettacolo, ma da centinaia di utenti di Instagram che trovano nelle parole di Ermal Meta la verità della “piaga” sociale e comportamentale che continua a rovinarci e a spaventarci. Sfortunatamente le parole di Meta non sono state condivise in modo positivo da tutti, c’è infatti chi lo ha accusato addirittura di retorica fascista, di portare avanti il pensiero che una donna debba solo “sfornare” figli e così via. Ma c’è veramente sempre bisogno di analizzare al microscopio ogni singola affermazione o pensiero di una persona, cercando in tutti i modi di trarne un significato negativo?

Le testimonianze di vittime di violenza che Ermal Meta ha condiviso

Dopo le sue forti parole Ermal Meta ha cominciato a ricevere dalle ragazze e donne che lo seguono delle testimonianze. Alcune di esse sono molto forti, ma con il consenso delle stesse il cantante ha deciso di pubblicarle sia attraverso le sue storie sia raggruppandole in un post, sperando di poter sensibilizzare quanto più possibile la nostra società. Inoltre Ermal Meta aggiunge anche dei suoi commenti scusandosi se alcuni contenuti sono molto sensibili, ma è necessario che le persone sappiano, perché come afferma lui stesso la sua non è una rabbia solitaria, ma “siamo tutti incazzati”.

“Sono stata stuprata a 15 anni da un amico. Ero in tuta da ginnastica, non ne parlo mai. Ho 34 anni e una vita stabile, casa, lavoro e con mio marito pensiamo ad avere dei figli. Abbiamo paura di mettere al mondo una bambina. In questo mondo. A cosa può andare incontro?”, questa solo una delle tante testimonianze condivise dal cantante.
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“Mio fratello sangue del mio sangue ha abusato di me quando ero piccola e andavo alle elementari. Oggi ho quasi 30 anni e ricordo tutto nei dettagli, ma non ne parlo e non ne ho mai parlato”, parole e testimonianze che sconvolgono tutti nel profondo. Pensare che sono centinaia se non di più ci fa veramente chiedere, come possiamo mettere al mondo dei figli sapendo che andranno incontro a questo? Sapendo che questa società non è riuscita a fermare o mettere un limite a ciò che accade ogni giorno chissà a quante donne?

La polemica di Francesca Barra

“So di aver postato cosa che fanno male, ma è un male necessario quanto reale. Provate a leggerli, quando avrete finito di indignarvi per le mie parole provate a mettervi nei loro panni”, queste le parole di Ermal che accompagnano le storie che ha condiviso. “Mi sembra chiaro che servano leggi stringenti per far sentire le donne che subiscono abusi e molestie in grado di denunciare senza alcuna remora, senza sfiducia o paura. Conosco donne che da uno stupro non si sono mai riprese”.

“In galera, se mai ci andrete, ad ognuno di voi cani auguro di finire sotto 100 lupi in modo che capiate cos’è uno stupro”, queste le parole di Meta che hanno però generato qualche polemica. Prima fra tutte la giornalista Francesca Barra che ha deciso di rispondere al cantante “io capisco la rabbia di Ermal Meta e di voi commentatori. Lo stupro è un delitto dell’anima e del corpo che denota la miseria umana. Tuttavia il mondo non si rimette a posto pensando che uno valga uno, che la vendetta o la tortura siano l’unica strada percorribile”.
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Viene però da chiedersi se sia veramente così. C’è chi pensa che la giustizia debba fare il suo corso, chi invece è più che favorevole al famoso “occhio per occhio, dente per dente”. Sicuramente è vero ciò che afferma Francesca Barra, ovvero che cosi facendo “ti macchi dello stesso crimine”, ciò non può essere messo in discussione. D’altro canto non si può nemmeno colpevolizzare chi la pensa in modo diverso, specialmente quando i femminicidi e gli stupri sono all’ordine del giorno e quando la giustizia in realtà, almeno attualmente in Italia, non sembra poi esistere.

Basti pensare a tutte le sentenze assurde che abbiamo dovuto ascoltare in questi mesi, in assoluzioni o riduzioni di pena che non dovrebbero nemmeno essere prese in considerazione. Siamo tutti umani, ma siamo anche tutti consci del fatto che ora come ora non è facile affidarsi alla giustizia e sentirsi sicuri nel denunciare sperando che la persona che ha fatto del male abbia ciò che meriti. Sicuramente l’occhio per occhio non è una pratica percorribile, ma pene più severe dovrebbero essere messe in conto.

Le parole di Ermal Meta sono state sicuramente forti e sconvenienti, specialmente perché pubblicate su un social, ma sono parole anche dettate dalla rabbia e dal fatto che tutti siamo stanchi di sentire le stesse tremende notizie. Adesso è il cantante al centro di polemiche e critiche, quindi vorreste dirmi che a nessuno è mai passato per la mente lo stesso pensiero di Meta?