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“Prigioniera del maschilismo”. Jane Birkin, storia della donna che ha dato il nome alla borsa più famosa del mondo

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Jane Birkin è stata considerata per moltissimi anni un’icona degli anni ’70, cantante e attrice ha influenzato il mondo dello spettacolo con il suo stile, con la sua vita, i suoi successi e la sua relazione più importante. L’attrice ci ha lasciato ieri all’età di 76 anni, trovata morta nel suo appartamento a Parigi. Oltre alla sua carriera, Jane Birkin sarà sicuramente ricordata per la sua lunga relazione d’amore con Serge Gainsbourg, attore e cantante francese, lei una donna che sembrava essere libera, portavoce di trasgressioni, era in realtà vittima di maschilismo.
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La storia

Jane Birkin la conosciamo per essere stata anche musa ispiratrice per una delle borse più famose e costose di Hermès. La donna con la sua morte lascia alle sue spalle un patrimonio di quasi 20 milioni. Se da un lato molti hanno sempre pensato che la donna fosse libera, padrona di se stessa e così via, beh dovranno ricredersi. L’unica cosa che forse trattiene dal volerla imitare è il suo essere stata la classica diva con lo sguardo sempre malinconico. Uno sguardo che racchiudeva sicuramente molto di più.

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Con la canzone Je t’aime moi non plus i due fidanzati crearono uno scandalo di proporzioni epiche, tanto che addirittura la BBC nel 1969 si rifiutò di mandare in onda il successo. Il pezzo venne considerato osceno in Italia dal papa Paolo VI che emise una scomunica ufficiale nei confronti del produttore del brano. La canzone stessa negli anni cominciò a rappresentare le classiche relazioni complicate. Al centro del brano una storia erotica, fatta di sospiri che richiamano quello che è il momento dell’orgasmo.
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La relazione travagliata

Anche se ci troviamo di fronte ad una canzone libertina, in realtà non lo è. Jane Birkin iniziò la sua relazione con Gainsbourg che nel periodo del primo femminismo non faceva altro che combatterlo con il suo patriarcato. La loro relazione andò avanti per ben tredici anni, tra tira e molla, nacque inoltre anche una figlia. Una relazione tossica per eccellenza potremmo quasi dire.

Birkin però questa relazione non è riuscita a combatterla rimanendo al fianco dell’uomo fino alla sua morte e arrivando anche a difenderlo quando venne accusato di molestie. La realtà della loro relazione viene allo scoperto grazie proprio ai diari della stessa Jane Birkin dove raccontava quanto spesso questa diventava violenta. Nonostante questo ha sempre difeso a spada tratta anche tutti quei torbidi anni, raccontandoli con nostalgia e secondo lei anche fierezza nell’essere riusciti sempre a rimanere grandi amici.
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