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“Ken nasce in funzione di Barbie”: il film di Greta Gerwig è una lettera contro il patriarcato

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Barbie uscirà oggi nelle sale, l’ultimo film di Greta Gerwig è stato già considerato da chi lo ha visto in anteprima come un must da vedere assolutamente. La regista si sta facendo conoscere grazie ai suoi film campioni d’incassi e successi dove il suo obiettivo è raccontare la nostra società sotto ogni punto di vista possibile, e in questo caso anche la figura della donna. Per questo Barbie, sia dalla regista Greta Gerwig che dal cast, è un film femminista che può essere definito una “lettera aperta contro il patriarcato”.
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Da bambola antifemminista a simbolo di femminismo

Questo quello che possiamo capire anche da un’intervista al cast stesso pubblicata su Il Messaggero. L’importanza del film è forse proprio l’aver preso un modello considerato da sempre antifemminista come la bambola Barbie, che all’inizio rappresentava soltanto quel modello di donna e fisico che la società cerca tutt’ora alle volte di imporre, e renderla adesso un simbolo di femminismo inaspettato.

Sovvertire quindi le regole e ciò a cui abbiamo sempre creduto fin dall’inizio per trasmetterci poi l’opposto. Con il tempo, cosa che avevamo riportato anche in questo articolo, Barbie come bambola ha cominciato ad evolversi cercando ad esempio di rappresentare qualsiasi carriera lavorativa, come Barbie Astronauta, Barbie Presidente degli Stati Uniti e così via.
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La stessa Greta Gerwig dichiara che nel film oltre a Barbie abbiamo Ken che in realtà anche prima è sempre stato “un ripensamento, Barbie viene per prima, lui è stato sempre definito solo in relazione a lei”. Potremmo quindi forse dire che in questo caso Ken è nato da una costola di Barbie? Probabilmente. Oltre a Barbie però nel film è centrale anche il personaggio di Ken che come viene descritto anche dall’attore Simu Liu, che interpreta uno dei Ken, “ha sempre avuto un solo modo di porsi, un solo comportamento perché questo gli era stato sempre insegnato. Un comportamento però può essere appreso e quindi cambiato”.

Per descrivere il personaggio probabilmente non potevano esserci parole più adatte, come per esprimere il concetto che sì siamo nati tutti in una società che imponeva determinate idee e standard, ma questi con il tempo possono essere cambiati. Proprio per questo si parla anche nel film di un mondo inverso dove Barbie e Ken affrontano una fase di umanizzazione in tutto e per tutto.
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Una doppia critica

La doppia critica che vuole portare sugli schermi il film è quella mossa in primis ad un femminismo che alle volte ritroviamo troppo estremizzato, dall’altra invece un patriarcale quasi scolastico, talmente comune che è quasi scontato e becero. In un’altra intervista alla ABC sia Greta Gerwig che Margot Robbie affermano che il film è si “femminista, ma questo è solo una parte della torta. E’ un film divertente che parla però anche di emozioni, di cuore” e molto altro.

Ciò che si cerca di raccontare e portare allo spettatore è un film quasi umanista, che quindi racconta in toto l’umanità. Se da un lato la Barbie della Gerwig cerca di andare oltre quello che è Barbieland, dall’altro lato sarà proprio Ken che vive solo in relazione alla fidanzata a cambiare in lungo e largo decidendo di portare in questo mondo quello che è un patriarcato.
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Ma essere Barbie non vuol dire essere “stupide” e se l’unione fa la forza, allora tutte le Barbie unendosi riusciranno a sovvertire proprio il patriarcato tanto voluto da Ken. Quello che vogliono però precisare la regista e attrice protagonista è che la parola femminismo troppe volte viene accostata soltanto ad una lotta portata avanti dalle donne, quando in realtà è una lotta che interessa tutti, senza distinzione di genere.