Per la Corte di Perugia una vittima di violenza è credibile anche se denuncia dopo anni. E’ la storia di una ragazza di Perugia che ha denunciato le molestie subite dallo zio dopo sei anni, per paura che potesse accadere a qualcun altro. Per tutti gli anni passati la ragazza ha deciso di tenere per sé l’orrendo avvenimento soltanto per salvaguardare la famiglia. Questo perché l’uomo stava per sottoporre allo stesso calvario la sorellina minore della ragazza che ha deciso di denunciare perché ha pensato potesse essere l’unica cosa possibile per fermare questo mostro.
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La decisione della Corte di Perugia
La ragazza, nipote della compagna dell’uomo, ha deciso di denunciare le molestie subite dopo 6 anni. La denuncia depositata e le indagini portate avanti hanno fatto sì che l’uomo venisse poi condannato per violenza sessuale in primo grado. Un dolore simile non può considerarsi cancellato soltanto per gli anni passati, sono ferite che rimarranno sempre. L’uomo, un 40enne, ha deciso di fare appello e ha presentato un ricorso puntando tutto sul fatto che avendo depositato la denuncia così tanti anni dopo non fosse quindi attendibile.
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I giudici di secondo grado hanno deciso comunque di condannare l’uomo non basandosi sul ricorso fatto perché le ragioni dell’uomo non sussistono. Queste le parole della sentenza l’attendibilità della persona offesa dal delitto di violenza sessuale non è compromessa dal decorso di tanti anni. Nel caso di specie, la Corte d’appello confermava la sentenza di condanna dell’imputato del delitto di violenza sessuale.
Per la Corte d’appello quindi non c’è un tempo limite per poter denunciare la violenza tanto meno per renderla credibile.