“Risarcimento minore perché ora ha un altro figlio”, l’assurda richiesta dei legali dell’Ospedale Sant’Orsola. Una donna ha perso la propria figlia di 4 anni a causa di una diagnosi sbagliata, ma visto che ha avuto un secondo figlio, allora secondo questi fantomatici legali la donna dovrebbe avere un risarcimento minore. Anno 2023, eppure l’umanità sembra non esistere più, parole che ci lasciano esterrefatti perché effettivamente ci chiediamo come un essere umano possa affermare una cosa simile soltanto per “sborsare meno soldi”.
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La sentenza
Nel 2020 una madre perde la propria figlia, una bimba di soli 4 anni che a causa di un’occlusione intestinale muore. L’Ospedale Sant’Orsola di Bologna sbagliata la diagnosi e curano la bambina per una malattia completamente diversa, ovvero una semplice gastroenterite.
Nel 2022 tre medici, un radiologo, un chirurgo e un pediatra hanno sbagliato la diagnosi venendo condannati per omicidio colposo. Una “vittoria” schiacciante per le famiglia che voleva ottenere giustizia, una sentenza che ovviamente non riporterà in vita la bambina, ma darà almeno in parte un po’ di pace ai genitori.
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Una richiesta da brividi
Invece a quanto pare il dolore non deve e non può cessare. A seguito del procedimento e della sentenza ovviamente l’Ospedale dovrà dare alla madre un risarcimento cospicuo. Peccato che i legali dell’ospedale abbiamo chiesto che il risarcimento venga ridotto perché a distanza di un anno la donna ha avuto un altro figlio.
Adesso la domanda che ci poniamo è, come è umanamente possibile arrivare ad affermare una cosa simile? Capiamo il voler tenere sempre più verde e prosperoso il proprio giardino, ma arrivare a sostenere una cosa simile e avere anche solo la possibilità di avanzare una tale richiesta è un’affronto su ogni piano etico, morale, sociale, umano.
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“Secondo loro io starei bene solo perché ho avuto un altro figlio. quindi il mio dolore e il mio risarcimento deve essere contenuto”, questo ciò che dichiara Barbara Speranza, la madre della bambina. Come riportato al Corriere di Bologna, “sono profondamente ferita, strumentalizzare un minore, usare un bambino di un anno per dire che non devo aver sofferto più di tanto è irrispettoso nei confronti miei, della mia bambina e del suo fratellino.”
“I figli non sono sostituibili”, così la donne conclude il suo discorso pieno di rabbia, dolore e tristezza. “Il lutto non passa, mi hanno strappato via mia figlia e ora dovrei anche giustificarmi per la nascita di mio figlio. Con questo vogliono demolirmi psicologicamente”.
A seguito di tali dichiarazioni ciò che ogni persona può provare è solo un profondo senso di disgusto.