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Discriminazione, una donna su due ne è vittima sul posto di lavoro

Secondo le statistiche una donna su due in Italia è vittima di discriminazione sul lavoro, se non addirittura di violenze. Tantissime le dichiarazioni che ogni anno vengono notificate. Secondo i dati raccolti lo scorso anno su un campione di 4.300 lavoratrici più della metà vede i propri colleghi uomini raggiungere una posizione di rilievo prima di loro in pochissimo tempo. Quello che si sta espandendo è un vero e problema culturale che dovrebbe essere risolto al più presto. Invece un anno dopo le cose non sono poi cambiate così tanto.
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La discriminazione sul posto di lavoro è sempre più frequente, le posizioni manageriali sono ricoperte per la maggior parte solo da uomini, intere aziende addirittura basano su soli lavoratori la loro forza-lavoro per una percentuale superiore al 50%. Sono d’altronde più che recenti alcuni episodi legati proprio alla discriminazione di genere e alcune di esse sono legate anche al mondo di OnlyFans. Conosciamo ormai tutti la piattaforma di grande successo, dove è possibile vendere in modo legale le proprie foto, ma dove è possibile anche emergere per altri ambiti non legati strettamente a quello sessuale.

Quali sono le discriminazioni di cui sono vittime le donne

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Alla fine del 2022 ad esempio, Ilaria Raimondi, 25 anni, viene licenziata da uno dei parchi divertimenti più famosi d’Italia ovvero Gardaland. Scopriamo insieme il perché! La ragazza che probabilmente non aveva uno stipendio poi molto alto da consentirle una vita indipendente dal punto di vista economico ha deciso di aprire un suo canale OnlyFans per riuscire ad arrivare a fine mese. A 25 anni ci si deve preoccupare già dell’affitto, delle bollette e delle rate della macchina, e magari sperare che avanzi qualcosa anche per fare una spesa e mangiare. Ilaria con lo stipendio non riusciva a coprire tutte queste spese.
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Tralasciando il problema di base degli stipendi italiani che sono i più bassi in Europa e l’assenza di una legge sul salario minimo, specialmente noi giovani donne siamo magari spinte a cercare un secondo lavoro. Che sia fare la commessa, la cameriera o pubblicare le proprie foto su un sito legale come quello di OnlyFans non dovrebbe esserci differenza. Una differenza che invece è presente e più pesante che mai. L’azienda, ovvero Gardaland, ha scoperto il secondo lavoro di Ilaria e ha ben deciso di licenziarla. Secondo i suoi capi era un controsenso lavorare in un parco divertimenti dove sono coinvolte e poi nel suo tempo libero fare quello che le andava.

Una cultura maschilista alla base della nostra società?


Se fosse stato un uomo a fare la stessa cosa di Ilaria, anche a lui avrebbero deciso di non rinnovare il contratto? Abbiamo i nostri dubbi che si sarebbero comportati allo stesso modo. Noi donne sul posto di lavoro non solo siamo costantemente messe sotto pressione, non solo siamo discriminate, ma a volte siamo anche vittime di molestie e di un linguaggio sessista. Perché ciò avviene? Perché siamo tutt’ora in una società dove la cultura nonostante tutto è ancora profondamente maschilista. Battute che potrebbero sembrare innocue, sul posto di lavoro diventano non solo una molestia verbale, ma anche un continuo sminuire la figura della donna all’interno della posizione lavorativa. Un comportamento che ci umilia, ci ferisce e mina la nostra credibilità.

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Sfortunatamente un’ennesima gogna a cui siamo sottoposte sul posto di lavoro è anche quello di essere madri. Una cosa così bella e naturale che viene costantemente vista in modo negativo pensando che una madre non possa anche lavorare e viceversa. Una chiusura mentale su tutti i fronti che dovrebbe spaventarci sempre più. La maternità ancora una volta viene percepita come un perentorio stop alla nostra carriera o crescita. Ben il 68% delle donne ha visto rallentare la propria carriera e il 65% ha sofferto conseguenze negativa in azienda.


Per ogni singola cosa, per essere delle madri e riuscire anche a lavorare nonostante gli impegni, per essere delle donne che vogliono avere una propria indipendenza economica facendo ciò che vogliamo nel tempo libero, la risposta rimane sempre una “essere colpevolizzate e anche penalizzate.” Come poter migliorare tale situazione? Difficile a dirsi, ma la prima cosa mai smettere di battersi per i propri diritti.

Fonte: Lifegate, Ansa