Maria Bonaventura, la stessa giudice che ha assolto, insieme ad altre due giudici donne, il bidello che per ben 10 secondi ha palpato il sedere ad una studentessa, adesso di nuovo assolve un dirigente denunciato per molestie sessuali. La vittima è una ragazza di 20 anni che lavora in un museo di Roma e che ha denunciato il suo dirigente per molestie. “Lei era complessata per il suo fisico”, così allora la giudice assolve il dirigente.
Leggi anche: “Stop alle Molestie Sessiste”: Il #Metoo della pubblicità spazza via lo scandalo We Are Social
La vicenda
“Alla luce di tutte le considerazioni qui svolte non si può escludere che la parte lesa, probabilmente mossa dai complessi di natura psicologica sul proprio aspetto fisico (segnatamente il peso) abbia rivisitato inconsciamente l’atteggiamento dell’imputato nei suoi confronti fino al punto di ritenersi aggredita fisicamente“. Queste le parole del collegio presieduto dalla giudice Maria Bonaventura.
Quindi non solo la ragazza ha dovuto sentir dire che è complessata fisicamente, ma è stata anche sottoposta a body shaming. Con il cuore a pezzi dobbiamo affermare che, ormai il problema culturale italiano in merito alle violenze contro le donne che non ricevono tutela è ormai troppo ampio, è possibile risanarlo? A questo punto difficile crederlo. Siamo diventati come paese un vero e proprio zimbello tanto che anche all’estero non fanno altro che sottolineare che l’Italia su questo fronte sia un paese tremendamente arretrato.
Leggi anche: “Nelle sentenze c’è sessismo”, la violenza contro le donne in Italia non ha giustizia
Se voi donne cercate giustizia non potete rivolgervi alla giustizia italiana, perché questa non esisterà mai, dobbiamo pensare questo? A quanto pare si, e sentire ogni giorno una nuova assoluzione insensata tra l’altro con delle “giustificazioni” al limite dell’assurdo non fa altro che scoraggiare maggiormente quelle donne che dovrebbero denunciare.
La denuncia
Come riportato anche sul Corriere della Sera la denuncia del 2021 da parte della ragazza di soli 20 anni è stata ricostruita dal pm Antonio Calaresu. Nel 2019 gli assalti del dirigente erano già iniziati, appena assunta e da lì un’escalation continua. Il dirigente cerca di “mettere all’angolo” la ragazza con avances non richieste, con frasi inopportune come ad esempio “quanto mi arrapi” e domande forse ancora più in opportune.
Leggi anche: “Lei disinibita, lui troppo innamorato”: così i giudici giustificano l’omicidio di Carol Maltesi, niente ergastolo per Fontana
Dalle parole si è passati ai fatti quando il dirigente ha cominciato a palpare la ragazza, toccava i suoi fianchi, la schiena e anche la pancia. Da lì ha cominciato a spingersi ancora oltre toccandole il seno e sedere, leccandole e mordendole le orecchie, arrivando a infilarle la lingua in bocca. Solo al pensiero i brividi, ovviamente di disgusto, sono difficili da trattenere. Il problema però non è stata solo la sentenza, ma anche le testimonianze delle colleghe.
“Alla faccia della solidarietà femminile” potremmo dire. Le avances del dirigente vengono tradotte dalle colleghe con un “ma è un giocherellone”, che se anche fosse, è comunque un modo sbagliato di “giocare” se l’altra persona si trova a disagio in quel momento. Forse anche le loro testimonianze che andavano contro quelle della ragazza, ridimensionando l’accaduto, hanno fatto sì che il dirigente venisse assolto.
Come abbiamo scritto anche in altri articoli anche il solo palpeggiamento da decenni viene considerato come una violenza sessuale dalla Corte di Cassazione. La Corte si Strasburgo leggendo le nostre notizie e queste assoluzioni assurde starà sicuramente ridendo, visto che l’Italia già due volte è stata condannata per stereotipi sessisti e vittimizzazione secondaria. Abbiamo bisogno di aggiungere altro?