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“Le prassi sono discriminatorie”: le donne sono il 60% dei laureati, ma faticano per una carriera accademica

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L’obiettivo principale è ormai sempre più quello di eliminare il divario che vi è tra i generi, e proprio per questo la metà delle lauree conseguite sono delle donne. Laurearsi subito e prima degli uomini, negli anni c’è stata una crescita imponente del numero di donne che prendono una laurea, rappresentando così una vittoria per la parità di genere nel mondo dell’istruzione. Peccato che soltanto il 29% riesce ad intraprendere una carriera accademica.
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Lo studio condotto dall’Università di Torino


La presenza delle donne nelle università è sempre maggiore raggiungendo così traguardi immensi, ma questo ormai sembra non bastare più. Laurearsi in tempo o prima, ottenere il massimo dei risultati accademici non apre le porte per le donne nel settore accademico. Questo ciò che viene dichiarato dalla presidente del Comitato unico di garanzia dell’Università di Torino, Mia Caielli. Il dibattito è stato aperto durante un’intervista a SkyTg24 affermando come ci siamo tutt’oggi delle prassi discriminatorie che penalizzano ovviamente le donne, elogiando invece gli uomini. Proprio l’Università di Torino ha però pubblicato uno studio secondo il quale oltre la metà delle lauree viene conseguita da donne, ma la carriera è però nelle mani degli uomini.

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Tra i professori ordinario troviamo ben il 63% occupato da uomini, mentre le donne per il solo 33% riesce ad avere docenze, in relazione però al dato nazionale arriviamo addirittura ad un misero 29%. Quindi la loro presenza come docenti o ricercatrici all’interno delle università è molto limitata, una mancanza di rappresentanza femminile che non solo danneggia le donne, ma anche l’università stessa.
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Come favorire la parità di genere in ambito accademico?


Le donne molto spesso vengono valutate in maniera peggiore rispetto agli uomini a parità di produttività. Le ragioni sono molteplici. Io direi che si può parlare di pregiudizi e stereotipi che sono inconsci e difficili da rimuovere.” Questo quello che asserisce la dottoressa Caielli. L’Università di Torino quindi si impegnerà in tal senso creando un incentivo per le quote rosa. Un provvedimento che prevede un contributo di un terzo del costo dello stipendio ai singoli dipartimenti che assumeranno donne come docenti ordinari.


Così facendo l’obiettivo diventa quello in pochi anni di passare da un 29% ad un 40%. Questo non vuol dire “favorire le donne, ma scardinare certi meccanismi, rimuovere pregiudizi e stereotipi che sono molto forti in alcune aree scientifiche”.
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Le donne possono incontrare molteplici ostacoli quando si parla di pregiudizi di genere e ciò limita le loro opportunità lavorative e di avanzamento nella carriera. Tenendo comunque conto del successo nell’ottenimento delle lauree, questo non riesce comunque a riflettere ancora la loro conquista in tutta la sua interezza.

Fonte: ELLE