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“Ci siamo rotte di nasconderci e vergognarci”: per Giulia Zollino, sex worker e educatrice sessuale, le battaglie iniziano dal corpo

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Giulia Zollino è sex worker e content creator, ma più di tutto un’educatrice sessuale. Sui social da sempre cerca di condividere la sua storia, di aiutare gli altri e di rompere quello stigma che ormai è cucito addosso a chi come lei fa anche la sex worker. Prima di tutto infatti si occupa di aiutare le persone ad affrontare e vivere con libertà quella che è la propria sessualità e il rapporto con il proprio corpo e piacere. Ne parla in particolar modo per la presentazione del suo nuovo libro che si intitola “Scopriti”, edito da Mondadori. Più di tutto però parla delle battaglie femministe e di come tutto abbia inizio dal proprio corpo.
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post Instagram @giuliazollino

Cos’ha dichiarato in merito al libro


Giulia Zollino, autrice già del libro “Sex work is work“, offre spunti di riflessione importanti e quanto mai attuali dichiarando:Si intitola Scopriti perché mi sono e ci siamo rotte le palle e tutto il resto di coprirci, nasconderci, vergognarci, giudicarci”. Come darle torto d’altronde, infatti continua spiegando anche il sottotitolo che ha dato al suo libro, ovvero “Perché le battaglie femministe iniziando tutte dal corpo”. Forse una domanda che in molti potrebbero porsi, del perché il corpo alla fine diventa sempre protagonista.

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post Instagram @giuliazollino


E’ un libro che parla di corpo, il mio, ma non racconta solo di me. Dà forma e voce a tante delle ferite e battaglie che chi è stata educata come donna ha attraversato nella propria storia.” E’ proprio questo anche il fulcro di tutte le battaglie che le donne cercano di portare avanti, per far capire come alle volte la società possa essere estenuante arrivando quasi a privare ogni essere della propria sensualità o meno. Pensiamo a quando una donna prima di uscire pensa e ripensa un milione di volte a cosa mettersi, se coprirsi, se indossare abiti scollati.
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Molto spesso il pensiero sfortunatamente arriva ad aggrapparsi a quel
ma se mi vesto in questo modo che messaggio darò agli altri? Se sono troppo nuda potrebbero pensare che io stia inviando segnali ambigui.” Ogni giorno sui social specialmente non c’è altro che odio che viene diffuso in quantità enormi, che siano persone invidiose o frustrate, dobbiamo però anche dire che la maggior parte si ritrova ad avere una mentalità tremendamente chiusa. Questo ovviamente su tantissimi aspetti e perché molti sono figli di una società che non ha fatto altro che basarsi su molti valori sbagliati.

Il bisogno di accettare il proprio corpo


C’è un bisogno ormai straziante di omologarsi e di conformarsi ad una società che impone determinati canoni che in ogni caso riguardano sempre il corpo. “Il primo capitolo, qui partendo dalla mia infanzia vi parlo di oggettivazione, monitoraggio corporeo, body shaming, vergogna, colpa, depilazione, beauty industry, vecchiaia e sorellanza.” Questo ciò che dice Giulia del primo capitolo del suo libro, anche lei in prima persona ha sperimentato il vedere il proprio corpo come oggetto distante da dover modificare o mortificare.
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Giulia Zollino ha però poi incontrato il femminismo che da questo punto di vista sicuramente l’ha salvata e le ha aperto anche un nuovo mondo. Proprio il femminismo l’ha portata finalmente a riappropriarsi del proprio corpo, di accettarlo e ad abbandonare quella mentalità patriarcale. Il femminismo e il corpo possiamo quindi dire siano un tutt’uno e Giulia Zollino anche attraverso il suo canale Instagram, in quanto educatrice sessuale, apre le porte a molti argomenti che ancora sembrano un tabù, come l’orgasmo, iniziare a fare sex work e via dicendo.


Ci vogliamo. Ci vogliamo svestire fino ad abbracciare l’essenza di ciò che siamo. Vogliamo costruire una nuova idea di bellezza, plurale, rude, indocile e preziosa. Vogliamo essere libere, ma mai sole”, degli spunti di riflessione importantissimi, che non fanno altro che sottolineare come sia importante portare avanti determinate battaglie. In primis le donne hanno bisogno di riappropriarsi del proprio corpo e di lasciare indietro quella che spesso è un’educazione non inclusiva, ma molto chiusa e patriarcale.

Fonte: tiscali.it