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La storia di Giulia, che ha salvato una ragazza da uno stupro di gruppo: “È importante essere presenti per gli altri”

Giulia Leone ha sfidato la paura ed il suo coraggio ha permesso ad una ragazza di evitare uno stupro di gruppo: non ha esitato un secondo a scagliarsi contro due ragazzi ed impedirgli di portare a termine uno stupro. La sua esperienza è stata raccontata a Repubblica e lei stessa ha spiegato che ha voluto condividerla per mandare un messaggio importante: “È importante essere presenti a se stessi, ma lo è anche essere presenti per gli altri”.

Il fatto è accaduto a Bologna, in via Belle Arti: due 15enni di origine tunisina, ospiti di un centro per minorenni, erano riusciti a bloccare una ragazza e, mentre uno la teneva ferma, l’altro era riuscito a toglierle i vestiti e tentava di violentarla. Giulia, che ha colto la scena in flagrante, ha cominciato a urlare a più non posso, sia per spaventare i due ragazzi che per attirare aiuto: “Ho avuto paura ma ho comunque urlato. Solo che quelli non se ne volevano andare. Allora mi sono avvicinata, quella ragazza era a terra. Uno dei due la teneva ferma mentre l’altro tentava di violentarla. Così l’ho spinto via, m’è venuto spontaneo”.

Sotto shock dopo l’accaduto: “Poteva succedere a tutte”

Per quanto si sia trattato di un gesto coraggiosissimo, Giulia Leone è ancora sotto shock per quanto accaduto: “Mi sembra tutto assurdo, quella strada l’avrò fatta un milione di volte, anche rientrando da una serata e avendo bevuto, ma non ho mai avuto paura. Però d’ora in poi ne avrò, e questo mi fa arrabbiare. Quello che è successo a quella ragazza poteva succedere a tutte”.

Anche lei in passato ha vissuto un’esperienza simile e proprio per questo ha sentito di non poter fare finta di niente: “L’ho subita anche io, anche se in modalità e contesti molto diversi, perché nel mio caso si è trattato di una violenza protratta nel tempo. Non sono mai riuscita a reagire e forse è anche per questo che, stavolta, l’ho fatto”.

Giulia e la cultura dello stupro: “Non si è in grado di educare i ragazzi”

Le due ragazze sono rimaste in contatto: si parlano e hanno stretto un legame di sorellanza. Se Giulia ha deciso di parlare della sua esperienza, però, è anche per lasciare un messaggio: “Il messaggio che vorrei che passasse qui, invece, è l’importanza di non guardare dall’altra parte, di fare qualcosa quando c’è una brutta situazione. È importante essere presenti a se stessi, ma lo è anche essere presenti per gli altri”. È importante, spiega Giulia, concentrarsi sulla vera radice del problema, ovvero la cultura dello stupro che sembra impedire a determinati uomini di capire cosa è sbagliato: “Si sono comportati come degli animali, non si sono nemmeno resi conto della gravità di quello che hanno fatto. Questa mentalità la vedo in tanti maschi, che siano giovani o anziani, italiani o stranieri. Non c’entra niente da dove vieni, ma da come sei stato tirato su. Ripeto, è un problema di educazione”. Parla del fatto che la vittima avrebbe spiegato di aver bevuto prima dell’accaduto, e che è importante capire che questo non cambia la realtà delle cose: “Non si può privare una ragazza della sua libertà e dirle di essere più prudente perché non si è in grado di educare i ragazzi. Finché andremo in questa direzione non abbatteremo la cultura dello stupro”.