Vai al contenuto

Contro la violenza di genere: riconoscere e contrastare la mascolinità tossica

L’eccellenza del benessere mentale, ora online

Prenota il tuo primo incontro gratuito con uno psicologo

La recente e drammatica vicenda dell’omicidio di una giovane donna per mano dell’ex fidanzato ha riacceso i riflettori su una piaga sociale che continua a mietere vittime: la violenza contro le donne. In questo scenario inquietante, la voce di Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta esperto, risuona chiara nell’analizzare le radici del problema.
Leggi anche: Giulia Cecchettin, la lettera aperta della sorella Elena

Lavenia parla di “cultura della manipolazione”

“Insegnamo alle donne a riconoscere la mascolinità tossica”, esordisce Lavenia, delineando un quadro in cui l'”epidemia di violenza contro le donne” emerge come manifestazione di un “profondo narcisismo maschile” e di una “cultura di manipolazione”. Il fenomeno non è casuale, ma “si svela come un modello sistematico di comportamenti” che, nella loro forma più estrema, portano al femminicidio.

Lavenia insiste sull’importanza dell’educazione come strumento di prevenzione, argomentando che “nelle scuole e nei programmi comunitari vengano inclusi moduli specifici per insegnare alle donne a identificare i segnali di una relazione narcisistica e manipolativa”. Attraverso la formazione, si possono offrire “strumenti e strategie per riconoscere il gaslighting, la manipolazione emotiva, il controllo finanziario e altre tattiche abusive”.

Scopri la qualità della terapia online su Mymentis. Incontra i migliori psicologi, il primo colloquio è gratuito.

La rivoluzione giudiziaria per cancellare i femminicidi

L’approccio al femminicidio deve cambiare anche a livello giuridico, sostiene Lavenia: “Il sistema giudiziario deve affrontare con decisione il fenomeno del femminicidio“, trattandolo non come un evento isolato ma come “il risultato di una cultura di abuso e controllo”. Le leggi devono essere “rafforzate, con pene più severe e protezioni maggiori per le vittime”.

Lavenia esorta un cambio di paradigma culturale, dove si smetta di “idolatrare la mascolinità tossica” e si inizi a valorizzare “qualità come l’empatia, il rispetto e la collaborazione”. Un impegno che richiede la partecipazione attiva di tutti, ad ogni livello della società, perché il femminicidio “non è solo un problema delle donne; è un sintomo di una società malata”.

Solo attraverso “un cambiamento radicale nelle nostre strutture sociali, culturali e giuridiche” si potrà proteggere le donne e costruire un futuro dove la violenza di genere diventi un ricordo del passato.