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Digiuno intermittente, funziona davvero? Cos’è il time restricted eating

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Negli ultimi tempi, il digiuno intermittente, e in particolare la pratica conosciuta come time-restricted eating (TRE), ha catturato l’attenzione di chi cerca un approccio salutare alla dieta. Questo metodo, che prevede almeno 12-16 ore di digiuno consecutivo durante la giornata, ha guadagnato credibilità grazie a studi scientifici convincenti sulle sue potenziali ricadute positive sulla salute.
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Digiuno intermittente: benefici e punti deboli

Il libro “Il digiuno intermittente: tutti i benefici dell’alimentazione circadiana” di Antonella Viola, docente di Patologia generale all’Università di Padova, e Antonio Paoli, direttore del laboratorio di Nutrizione e fisiologia dell’esercizio presso lo stesso ateneo, approfondisce i benefici di questa pratica. Secondo Paoli, il digiuno prolungato, fondamentale per attivare processi di protezione dell’organismo, può portare a una serie di miglioramenti nella salute.

Tra i vantaggi elencati dalla recente letteratura scientifica, vi sono la perdita di peso corporeo (intorno al 4% in due-tre mesi), una riduzione della massa grassa sottocutanea e viscerale, il controllo della pressione sanguigna e del colesterolo, nonché una minore infiammazione e stress ossidativo.

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Preparazione alla carestia: cosa significa e a cosa serve

L’efficacia del digiuno intermittente è strettamente legata al concetto di “preparazione alla carestia” del corpo. Secondo Paoli, durante le 12-16 ore di digiuno, l’organismo esaurisce i nutrienti ingeriti e inizia a utilizzare le riserve di glicogeno nei muscoli e nel fegato. Successivamente, quando queste riserve si esauriscono, il corpo inizia a bruciare il grasso accumulato per produrre energia, portando così alla perdita di peso.

Tuttavia, affrontare il digiuno intermittente richiede disciplina. È essenziale resistere alle tentazioni alimentari durante il periodo di preparazione alla carestia per ottenere risultati tangibili. Paoli spiega che “durante le 4 ore dopo l’ultimo pasto, l’organismo esaurisce i nutrienti ingeriti e poi inizia a consumare le riserve di glicogeno… Quando le scorte di glicogeno sono finite, iniziamo a mobilizzare i grassi depositati nel tessuto adiposo. E in questa lunga fase, il grasso corporeo diventa il principale fornitore di energia. Così dimagriamo.”

Sebbene rinunciare al cibo per più di mezza giornata possa sembrare un sacrificio, la pratica del digiuno intermittente mira a riportare il nostro stile di vita verso una condizione più naturale, rispettando il ritmo circadiano del nostro organismo. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che questa pratica non dovrebbe essere intrapresa senza la supervisione di un medico o un nutrizionista, specialmente per coloro che sono sottopeso, minorenni, donne in gravidanza o allattamento, diabetici di tipo 1 o chi assume farmaci durante i pasti.

Il dibattito sulla salute e la nutrizione continua, ma il digiuno intermittente emerge come una possibilità interessante supportata dalla scienza, richiedendo una riflessione ponderata prima di essere adottato come parte del proprio stile di vita.